Paul Pogba della Juventus è stato trovato positivo al testosterone, sollevando dubbi sul suo futuro e la possibilità di una lunga squalifica. Il caso ha riacceso il dibattito sull’efficacia e l’attualità del testosterone come dopante. Un report evidenzia che il 2,8% degli atleti testati risulta positivo, sottolineando la necessità di politiche anti-doping più stringenti e un approccio più empatico verso gli atleti.
Doping e Testosterone: Il Caso Paul Pogba e Una Visione Pragmatica del Fenomeno
Sommario
Il Caso Pogba in Breve
Paul Pogba, calciatore di spicco della Juventus, è stato trovato positivo al testosterone dopo una partita contro l’Udinese, mettendo la sua carriera sotto i riflettori.
Questa scoperta ha portato a speculazioni e preoccupazioni, con molti che si chiedono quale sarà il futuro del calciatore. Pogba infatti rischia una squalifica che potrebbe durare fino a quattro anni.
Tuttavia, in attesa del controtest sul caso Pogba, il Dott. Giuseppe Musumeci, direttore dell’unità di cardiologia dell’Ospedale Mauriziano di Torino, ha sottolineato che l’utilizzo del testosterone nello sport è ormai abbastanza desueto e ha messo in discussione la reale efficacia del testosterone come sostanza dopante per un atleta del calibro di Pogba.
Il Testosterone come Sostanza Dopante
Il testosterone è un ormone steroideo che fa parte degli gruppo degli androgeni (una delle funzioni del quale è proprio lo sviluppo delle caratteristiche sessuali maschili dalla quale il termine deriva).
È popolare nel mondo del bodybuilding come steroide anabolizzante per stimolare la crescita muscolare.
Negli sport di resistenza, invece, viene generalmente scelto perchè stimola l’aumento della quantità di globuli rossi, che sono i trasportatori dell’ossigeno nel sangue a tutte le cellule del corpo umano.
Tuttavia, diversi studi scientifici, come quelli citati dalla Gazzetta dello Sport riportato in precedenza, hanno dimostrato che il testosterone non migliora realmente la prestazione sportiva. Nonostante la sua popolarità nel passato, l’utilizzo del testosterone come sostanza dopante è considerato obsoleto e sta diventando sempre meno comune.
Il Report 2023 del Ministero della Salute sulla Diffusione del Doping nello Sport
Nel primo semestre del 2013, il Ministero della Salute ha diramato un report che indicava come 2,8% degli atleti testati era positivo al doping nei test effettuati.
In totale, sono stati effettuati 181 test antidoping (circa uno al giorno se consideriamo l’arco temporale di mesi), con 778 atleti esaminati e 22 casi di positività. La maggior parte degli eventi sportivi controllati riguardava il ciclismo, seguito da calcio, pallamano, pallavolo, atletica leggera e nuoto. La percentuale più elevata di principi attivi rilevati ai controlli antidoping appartiene alle classi dei cannabinoidi, dei diuretici e degli agenti anabolizzanti.
È importante però notare che questi test sono stati effettuati solo su di una piccola frazione degli atleti agonisti, evidenziando la necessità di una maggiore copertura.
Infatti, le statistiche ufficiali del 2017 del C.O.N.I. mostrano come il movimento sportivo federale abbia già allora raggiunto i 4 milioni e 703 mila atleti tesserati delle Federazioni Sportive Nazionali (FSN) e delle Discipline Sportive Associate (DSA). Il numero più alto mai registrato.
È quindi evidente che, al netto di tutti gli atleti tesserati C.O.N.I. che non partecipano a eventi sportivi agonistici (per svariati motivi) o che non possano rientrare nella popolazione testabile per motivi anagrafici o altri motivi, vi sia una rilevante sproporzione tra atleti testati/testabili e atleti non testati/testabili, suggerendo che le stime ufficiali del Ministero Della Salute potrebbero essere in difetto proprio a causa del ridottto campione di atleti oggetto di test anti doping.
Necessità di Politiche Anti-Doping più Efficaci
A suffragio di quanto detto, proprio in un recente articolo pubblicato sul Guardian, David Howman, presidente dell’Athletics Integrity Unit, ha sollevato preoccupazioni riguardo alle politiche anti-doping in sport come calcio, rugby e golf.
Howman ha evidenziato che molti atleti di questi sport passano intere carriere senza mai essere sottoposti a test antidoping, sottolineando la necessità di un approccio più rigoroso e sistematico al problema ed evidenziando quanto il numero di test sia sostanzialmente esiguo anche in terra d’Albione.
Il Doping come Stigma Sociale
Negli sport di altissimo livello competitivo, la soglia delle prestazioni richieste è sempre in aumento. Gli atleti sono spinti a superare i propri limiti, spesso al di là delle capacità umane, per soddisfare le aspettative di un pubblico sempre più esigente e di una competizione sempre più feroce.
Questa pressione è amplificata negli sport con una forte esposizione mediatica, dove non solo la vittoria, ma la maniera in cui si vince, diventa cruciale. Gli sponsor, infatti, cercano atleti vincenti, poiché i risultati straordinari di questi ultimi si traducono in guadagni e visibilità.
Tuttavia, quando emergono notizie di atleti risultati positivi al doping, la reazione del pubblico e dei media è spesso sproporzionata e genera scandalo.
Questa visione è un retaggio moralistico di una società che tende a idolatrare i super campioni, spesso trasformandoli in figure quasi mitologiche. La positività al doping di un atleta viene percepita come una violazione di questo mito, un tradimento che infrange i sogni idealizzanti dei fan. La delusione è amplificata dal fatto che molti di questi campioni sono anche figure economicamente potenti, rendendo la loro caduta ancora più drammatica agli occhi del pubblico.
Infine, la copertura mediatica di questi scandali spesso manca di sensibilità e profondità.
Prendendo come esempio il tragico caso di Marco Pantani, i media tendono a concentrarsi sugli aspetti sensazionalistici di queste vicende, trascurando l’impatto devastante che queste notizie possono avere sulla vita personale degli atleti. Questa narrazione unidimensionale non solo perpetua lo stigma associato al doping, ma ignora anche le complesse pressioni e sfide che gli atleti affrontano nella loro carriera.
Conclusione
Il fenomeno del doping nello sport è senza dubbio complesso e sfaccettato. Mentre è essenziale mantenere l’integrità e la giustizia nelle competizioni sportive, è altrettanto cruciale riconoscere le immense pressioni a cui gli atleti sono sottoposti in un’era di aspettative sempre crescenti e di esposizione mediatica senza precedenti.
La stigmatizzazione e la demonizzazione degli atleti che cadono nella trappola del doping non contribuiscono a risolvere il problema. Al contrario, potrebbero addirittura esacerbare la situazione, spingendo gli atleti verso decisioni avventate pur di soddisfare le aspettative. È tempo di adottare una visione più pragmatica e comprensiva, riconoscendo che, dietro ogni scandalo, c’è un individuo con le proprie battaglie e sfide.
Come lettori, tifosi, sportivi o semplici appassionati di sport, dobbiamo cercare di comprendere le sfaccettature di questo problema e contribuire a creare un ambiente sportivo che valorizzi sia le prestazioni sia il benessere degli atleti.